Vi siete mai chiesti come raccontate la vostra storia agli altri? Da cosa partite? Cos’è significativo per voi?
Per iniziare partiamo da un semplice, ma non banale, concetto: che cos’è una storia?
Non è solamente una descrizione di fatti ma è una serie ragionata di eventi esposti in un preciso ordine, che viene (spesso inconsciamente) scelto per suscitare delle emozioni nell’altro e per esprimere una personale visione della vita. Quando raccontiamo chi siamo, la nostra storia, emerge la nostra visione del mondo e di noi stessi, i nostri valori, il concetto che abbiamo di giusto e sbagliato, le trappole in cui forse siamo caduti e in cui ancora siamo trattenuti ed emergono le “doverizzazioni”.
“Doveva andare così”, “dovevo farlo”, “devo comportarmi così”, “dovrò per forza…”
Quanti “devo” ci sono nella nostra storia? E quanti “dovrò” ci aspettano?
Quando parliamo con gli altri non raccontiamo mai solo una successione di fatti, ma inseriamo tutto questo dentro il nostro racconto, compresi i “devo” che, con il tempo, forse, ci siamo autoimposti. Il “devo” è la via più breve per l’infelicità e si muove nella nostra storia, tra passato e futuro, offusca con la sua irruenza i nostri valori e quello che veramente vogliamo essere in questa vita. Emerge spesso in automatico, quotidianamente, senza che ne siamo pienamente consapevoli, tanto è grande l’abitudine all’essere assoggettati alle doverizzazioni.
Quando ci raccontiamo agli altri, facciamo attenzione. Raccontiamo quello che siamo, non quello che dovremmo essere per chissà quali motivi. Riempiamo di significato la nostra storia, che è fatta di scelte consapevoli ogni giorno.
Torniamo protagonisti attivi del nostro racconto, rendendoci conto di quanto c’è al suo interno, di quanto sia soggettivo. Liberiamolo da ingombranti verità oggettive.
La storia che raccontiamo di noi stessi riflette il bisogno umano di afferrare i significati della nostra, unica e personalissima esistenza. Proviamo ad afferrarli spogliandoci di quello che ci tiene legati ad una narrazione che, infondo, a ben guardare, non ci appartiene.
Margherita Verlato Counselor