Chi di noi può dire di conoscere davvero in profondità se stesso?
Eppure, alla domanda: “chi sei?” molti sanno rispondere con facilità, ed anche alla famosa frase: “descriviti con tre caratteristiche”, tipica ad esempio dei colloqui di lavoro, abbiamo imparato a rispondere prontamente.
Come si è formata quindi la conoscenza che crediamo di avere di noi stessi? Fin da bambini gli altri ci hanno fatto da specchio e sicuramente le persone che anche da adulti abbiamo incontrato ci hanno accompagnato nella scoperta di noi stessi. Ogni persona, d’altronde, può tirare fuori aspetti di noi differenti, che spesso al momento non comprendiamo, che ci stupiscono e che entrano a far parte di noi più o meno consapevolmente.
Nella conoscenza di se stessi, l’altro gioca sicuramente un ruolo fondamentale ed è sano, stimolante e naturale che questo avvenga.
Cosa però può accadere di limitante nel percorso di conoscenza di sé che inizia fin da quando siamo bambini?
Può succedere che gli altri, fin dall’infanzia, non solo ci facciano da specchio, ma anche ci incasellino dentro qualità e caratteristiche che, con il tempo, facciamo sempre più nostre e ci comportiamo di conseguenza. Porto un esempio che può sembrare banale ma che banale non è: alle elementari non ero particolarmente interessata alla matematica e le insegnanti in breve tempo mi hanno bollata come “non capace nelle materie scientifiche”. I rinforzi negativi che ho avuto in questo senso mi hanno portata a convincermi di non essere in grado di capire la matematica. Mi sono di conseguenza etichettata così ed ho sempre faticato moltissimo nelle materie scientifiche, confermando costantemente l’ipotesi formulata alle elementari dalle insegnanti. Questo vale, ed è potenzialmente rischioso, anche quando descriviamo gli aspetti caratteriali di qualcuno/a: timido/a, estroverso/a, irriverente, supponente ecc….
Se mi dicono che sono timida, con l’andare del tempo mi comporterò da timida, se mi danno dell’irriverente potrei fare mio questo personaggio, per confermare l’idea che gli altri hanno di me, per avere un ruolo.
Cresciamo spesso con questi input che facciamo nostri sempre di più con il tempo, fino ad incasellarci dentro.
Il ruolo dei genitori, degli educatori, degli insegnanti ed in generale degli adulti è fondamentale fin dalla più tenera età dei bambini perché, se da un lato è importante che ci accompagnino nella scoperta di noi stessi, osservandoci, accogliendo le nostre emozioni fin da quando siamo bambini, aiutandoci ad elaborarle per imparare a conoscerci, dall’altro il rischio è che a volte si semplifichi e si categorizzi, senza rendersi conto di quanto possa essere dannoso con l’andare del tempo.
La scoperta di se stessi richiede tempo, fatica, stupore, sofferenza e quello che ci può guidare è certamente anche lo specchio in cui ci vediamo grazie agli altri, ma senza trascurare le nostre emozioni, i nostri bisogni, i nostri desideri.
Quand’è che ci rendiamo conto che ci manca qualcosa nella conoscenza di noi stessi? Quando ci sentiamo infelici, vittime delle circostanze, quando viviamo relazioni non appaganti, quando non sappiamo più perché abbiamo scelto un determinato lavoro che ci procura molta frustrazione; quando non capiamo il perché di determinati accessi d’ira o di ansia, quando non riusciamo a dare un nome alla nostra tristezza. Questi son tutti campanelli d’allarme che ci dicono che abbiamo bisogno di conoscerci più a fondo, di andare alla radice dei nostri conflitti interiori e di cercare la ragione più profonda delle nostre azioni ed emozioni. Se impariamo a dare voce a quanto di autentico sentiamo, possiamo imparare a porci le giuste domande per capire quali sono i nostri desideri più profondi, qual è la nostra idea di felicità, quali sono i nostri obiettivi.
Il Counseling accompagna il cliente proprio in queste fasi cruciali, di riscoperta di sé, di ricerca di nuovi obiettivi, nel momento in cui iniziamo a porci nuove domande su noi stessi. Più impariamo a conoscerci tanto più la nostra vita sarà appagante, ricca di obiettivi in linea con i nostri desideri più autentici, spogliati di quello che vorrebbero gli altri o che ci si aspetta da noi.
Conoscere se stessi è un’impresa difficile, richiede molto coraggio e dura tutta una vita, perché non siamo esseri statici, siamo in continuo cambiamento. Se impariamo a conoscerci con autentica profondità, potremo accettare anche di cambiare nel corso della vita, ma in ogni fase conosceremo i nostri obiettivi, i nostri bisogni e non avremo paura di ascoltare e a dar voce alle nostre emozioni.
Margherita Verlato Counselor